ASPETTI STORICI ED ARCHEOLOGICI
Il bacino idrografico dei fiumi Esaro e Rosa offre un quadro estremamente interessante e significativo dal punto di vista storico, archeologico, formando uno spaccato di quella che è stata la dinamica evenemenziale e culturale nel territorio della Regione che oggi si chiama Calabria, antica denominazione del Salento, ma che gli antichi conoscevano come “Brettia o Bruttii”.
Per la loro posizione e capacità di intaccare, visibilmente, l’orografia, aprendo varchi nella Catena Costiera, essi si pongono come elemento di raccordo fra la costa dell’alto Tirreno, la valle del Crati eguagliando quest’ultima nella feracità del suolo ed offrendo quindi, da sempre, un quadro insediativo estremamente articolato con una numerosa popolazione lungo i millenni.
Il rinvenire di ossidiana in diversi siti documenta una frequentazione umana dell’area sin dal Neolitico, ma anche di una corrente di traffico che, attraverso la Catena Costiera, trae la sua origine dalle Isole Eolie, smistandosi poi verso sud lungo la Valle del Crati e verso nord nella Piana di Sibari.
Né mancano evidenti testimonianze legate all’età del Rame, del Bronzo e del Ferro, ciascuna con le sue peculiarità in ordine alle forme di occupazione e sfruttamento del territorio. Se l’età greca è attestata attraverso reperti particolarmente significativi è, comunque, con la fase della romanizzazione e soprattutto nel sistema delle Ville, che quest’area conosce la sua vera e piena dimensione storica. La Villa romana, vera struttura di produzione agraria e vero e proprio strumento di arricchimento dei “Domini romani” o romanizzati, trovò nella Valle dell’Esaro il suo habitat naturale, tanto da avere cospicui esiti in età altomedioevale e medievale sotto forma di masserie e di borghi e talora anche di monasteri.
Proprio i Monasteri legati alla ritualità ed allo spirito pietistico italo-greco, non di rado, svolsero una precisa funzione (oltre che religiosa – culturale, anche, politica) cioè quella di nuclei irradiatori dell’ultima bizantinizzazione della Regione, a partire dal regno dell’Imperatore Leo III Isauro. Pertanto un settore “stricto sensu”di ricerca, conservazione e valorizzazione storica-archeologica del territorio sud-occidentale del Parco Nazionale del Pollino, versante Calabrese si deve prefiggere, almeno, i seguenti quattro compiti:
a) La ricerca, la catalogazione e l’approfondimento storico-culturale sulle preesistenze archeologiche, nonché, l’oculata azione di conservazione, la segnalazione e la delimitazione delle aree di scavo, per la creazione di aree museali archeologiche all’aperto, come ad esempio merita il sito archeologico in località “Artemisia” di San Sosti (CS), di indubbio interesse scientifico il suo scavo globale;
b) Lo studio e la ricerca delle antichità megalo-elleniche, bretiche e romane legate al territorio;
c) Lo studio del periodo bizantino in cui la nostra area serviva da porta bidirezionale all’eparchia del Mercurion, da un lato, e alle terre sicuramente bizantine a sud della Valle del Crati, dall’altro;
d) La concreta e fattiva partecipazione all’organizzazione, nonché all’allestimento e gestione del Museo Multimediale Archeologico del Parco Nazionale del Pollino versante calabrese.